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«Oggi – aggiunge Bonanni – noi possiamo dire la nostra su tutti gli aspetti di politica economica ma il sindacato deve occuparsi soprattutto di contrattazione. E a livello territoriale sta accadendo davvero qualcosa di nuovo perché riusciamo ad "aggiustare" tutto: flessibilità, orari, competenze. Per non parlare del welfare di settore. È un atteggiamento cooperativo che dà più forza alle imprese e all'intera economia. Non è più il lavoratore che frusta l'imprenditore costringendolo a essere competitivo, ma si lavora insieme per far crescere l'impresa. E, in un clima di conflitto esasperato come quello che ci circonda, il fatto che io e il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia parliamo lo stesso linguaggio è importante. Oltre a darci più forza con il governo quando avanziamo proposte condivise su fisco, energia, pubblica amministrazione».
Intanto tutte e tre le confederazioni dichiarano soddisfatte che il numero degli iscritti è in aumento di qualche decina di migliaia di unità. E non si tratta di pensionati ma di lavoratori attivi. «Durante le crisi – commenta Epifani – c'è più bisogno di sindacato: si ha paura di restare soli, si cerca una rete di protezione». Ma Bonanni aggiunge un pizzico di competizione: «Il paese è più maturo e la Cisl conquista il primato in molte roccaforti della Cgil, soprattutto dell'industria meccanica». E proprio dall'esito del braccio di ferro sul contratto di questo settore dipende, in ampia misura, il futuro dei rapporti tra le tre confederazioni. La Fiom, che non ha firmato, è passata all'offensiva giudiziaria: ha infatti diffidato le 11mila aziende della Federmeccanica dall'applicare la parte normativa. La pressione "da sinistra" sulla Cgil si fa sentire. Antonio Di Pietro presidia le fabbriche in ristrutturazione. Paolo Ferrero di Rifondazione comunista spinge la neonata Federazione della sinistra verso un referendum abrogativo della legge 30, quella che porta il nome di Marco Biagi. E per Epifani riavvicinarsi a Cisl e Uil si fa sempre più difficile.
IL SALTO IN POLITICA
Renata Polverini è candidata alla Regione Lazio per il centro-destra. Ed è, almeno a tutt'oggi, favorita dopo aver ottenuto l'appoggio dell'Udc e soprattutto grazie alle "macerazioni" che attraversano i partiti del centro-sinistra. Quarantotto anni a maggio, dal febbraio del 2006 segretario dell'Ugl, il sindacato vicino alla destra nato dalle ceneri della Cisnal, sembra destinata a raccogliere i frutti di una strategia perseguita con successo.
Alcuni organi di informazione, tra cui Report e il Giornale, hanno sottolineato che, mentre nel 2007-08 gli altri sindacati hanno aumentato il numero degli iscritti, la Ugl è scesa del 4,2%, secondo quanto riportato dall'ultimo Rapporto del Censis. Resta il fatto che tra pensionati e attivi il sindacato guidato dalla Polverini rappresenta oltre 2 milioni di persone. Ma soprattutto partecipa ai "tavoli di concertazione" se ancora si possono chiamare così. Ovvero è entrata nella stanza dei bottoni.
«In qualche gruppo l'Ugl è presente e fa bene il suo lavoro – ammette Luigi Angeletti, segretario della Uil – ma in generale non ci piace che un sindacato tragga legittimazione solo dalla politica». Anche se poi si trovano quasi sempre dalla stessa parte.
